6 aprile 1327, Petrarca incontra Laura, il grande amore della sua vita, nella Chiesa di S. Chiara presso Avignone. Avrebbe suonato pressapoco così una breve ansa che avesse voluto "dare la notizia". Senza sapere che quel giorno avrebbe segnato la storia della lirica non solo in Italia, ma in tutta Europa! Petrarca pensava di scrivere "rerum vulgarium fragmenta" (cose in lingua volgare), invece scrisse il capolavoro che lo rese famoso: il Canzoniere.
Era un venerdì santo, come oggi. Una curiosa coincidenza che, a prescindere dal credo di ciascuno, è un'ottima occasione per ricordare uno dei grandi padri fondatori della letteratura italiana. Al centro l'amore, non corrisposto, tormentato, ma che per quanto tormentato e sofferto resta sempre l'esperienza più forte, capace di dare significato alla vita.
Quando parlar d'amore non era stucchevole, quando il sentimento si affinava affiorando sulle labbra...
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch'or ne son sì scarsi;
e 'l vio di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'ésca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l'andar suo cosa mortale
ma d'angelica forma; e le parole
sonavan altro, che pur voce umana.
Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i'vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d'arco non sana.
Era un cuore predisposto all'amore quello di Petrarca (i' che l'ésca amorosa al petto avea), ma d'altra parte Laura era di una bellezza non mortale (Non era l'andar suo cosa mortale/ma d'angelica forma), tanto che se anche non lo fosse più come quando la incontrò la prima volta, l'amerebbe comunque: una ferita d'amore non risana perchè si è allentato l'arco da cui è partita la freccia....
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