PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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4.9.14

SegnaVIE: Allenarsi all'incertezza

Il cambiamento fa paura. Non serve la conferma di una pubblicazione scientifica, mi auguro, per riconoscere che almeno una volta nella vita questo capita, può capitare a tutti e non per cercare comode generalizzazione ma per partire da un qualcosa che condividiamo, io che scrivo e voi che mi leggete. E' un bisogno mio  certo. Facciamo così il lettore che non è d'accordo può fermarsi qui. Lo saluto. Lo ringrazio. Per chi ha paura andiamo avanti. Io ne ho molta anche mentre scrivo e la traduco in una domanda, così mi fa meno paura, insomma vi rilancio la patata bollente. Ha un senso quello che scrivo? Per me ha senso nella misura in cui stamani cerco di prepararmi al futuro, ai miei impegni lavorativi, rileggendo una frase che ho lasciato scritta su una lavagnetta per non dimenticarmene come  una sorta di autocoach, come tentativo di orientare la mia mente verso un sguardo più fecondo e libero. Mentre la lascio andare, mi chiedo... quale traccia vorrei restasse in me?

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"Non ci sono insuccessi nella vita, ma solo soluzioni inefficaci"( di Ellen Langer* )

La cita Alfio Cascioli** nel testo "In viaggio con il pellegrino" per ricordarci quanto, di fronte al cambiamento, sia più sano, " non cercare le certezze per rassicurarsi" ma aprirci in modo creativo al confronto con l'altro. Non è sano vederci un insuccesso perché è una lettura che non ci aiuta ad affrontare il cambiamento successivo. 
Siamo nel cambiamento e perciò è un pericolo, secondo Cascioli- e concordo- "adagiarsi troppo sulle abitudini. Ci rassicurano perché seguiamo una strada conosciuta e sappiamo in partenza i risultati. Ma possono immobilizzarci e renderci refrattari ai cambiamenti. Non ci allenano ad affrontare il nuovo".
E aggiungerei anche apprezzarlo, farlo nostro, addomesticarlo, trovarci la nostra espressione. Per il pellegrino che cerca di "aiutare" chi ha paura non si tratta di dare consigli, ma "è sempre meglio dialogare, comunicare con "empatia", scambiandosi idee, esperienze e conoscenze che possono aiutare le persone ad avere un campo di riflessione e di elaborazione più ampio, in grado di facilitare una ricerca giù efficace della soluzione ad un problema". Non cercare certezze può significare cercare delle "modalità", dei metodi, delle bussole per continuare a muoverci mentre tutto si muove. Predisporsi a questa ricerca. Con coraggio. Con spirito creativo.

*Ellen J. Langer, La mente Consapevole
**Alfio Cascioli, In viaggio con il pellegrino




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