PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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15.9.15

News: Padova. Per una geografia del sentire.



"Il primo segno che traccio sul foglio bianco è la pupilla di un occhio, un punto. Poi due occhi e quindi uno sguardo. Mi lascio guidare da quello sguardo, e, in uno spazio che sento giusto, quasi a cercare una mappatura esatta del mio sentire, nasce il resto: il volto, la testa e il corpo. La figura si affaccia sulla carta, all’inizio non ho idea di cosa apparirà, è una vera e propria scoperta, un incontro. Credo che spunti da una parte di me che sta tra lo spazio onirico e l’inconscio.
Disegno perché danzo, e disegnando capisco meglio quello che il corpo crea e mi suggerisce danzando, da che energie e da che personaggi è abitato.
Il colore fluisce sulla carta come il segno, e traduce il fluire del movimento e dell’energia come lo sento nella danza e nella mia ricerca come coreografa.
In scena come nel disegno cerco “l’essere corpo”, uno stato del corpo che è qualità di presenza"

Antonella De Sarno




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