PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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4.11.11

HandPAGE: Respira!





A volte ci si perde, e non solo nel mezzo del cammin di nostra vita
A volte ci si ritrova. Non mi riferisco ad amicizie, ma a se stessi. 
Per chi ha un dialogo interiore, mantenere un "contatto" con la parte che sentiamo più vera e autentica, non necessariamente migliore, ma quella che porta alla realizzazione di se stessi, è fondamentale, è un bene prezioso. 
Il passo successivo è riuscire a vivere se stessi in mezzo agli altri. 
Ma esiste un nocciolo duro dell’identità? Nella psicologia contemporanea l’identità resta un processo relazionale, continuo inarrestabile, fatto di passi avanti, ma anche indietro, di corse, cadute, riprese, lente camminate.  L’identità non è qualcosa di fisso. E allora come si può pensare a un “se stesso”? E’ semplicemente un escamotage mentale per metterci in ascolto della nostra evoluzione, per non esserne troppo sorpresi. E’ la via che porta a prenderci cura di noi, a mantenere vivo uno “spazio” mentale, spirituale, che coltiviamo con amore, indulgenza, umiltà. 
Io lo faccio attraverso la lettura, la danza, o più semplicemente inspirando ed espirando. In tutto questo anche il corpo ha il suo ruolo, è la nostra porta sul mondo, è quello che di noi vivono nell’immediato le persone che incontriamo. Il corpo ci parla di noi sia agli altri sia a noi stessi. 
Nulla di nuovo, solo un appunto per non dimenticarsi e per non indulgere troppo verso le ricette di vita altrui.

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