di Anna Rastello
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Foto di Riccardo Carnovalini |
Sono partita
da Sarzana il 26 febbraio 2011 per il Cammino di Marcella, e non sono ancora
arrivata! Quei 1600 km percorsi a piedi sono stati solamente il preludio del
cammino che dall’8 maggio dello scorso anno sto portando avanti con costanza e
caparbia.
Numerosi i
pensieri e le riflessioni che mi sono stati donati nel corso di questo lungo
viaggio a piedi, tanti e spesso così profondi da meritarsi di essere seminati
ovunque è possibile.
Pensieri sulla disabilità, è vero, che
però sono diventati pensieri sull’uomo.
65 tappe tra Sarzana e Col du Somport,
sui Pirenei, al confine tra Francia e Spagna. Un cammino iniziato in inverno e
terminato in primavera inoltrata. Neve, pioggia, vento “a scornare i buoi”,
sole caldissimo, paesaggi bellissimi, come la costa delle Cinque Terre, il mare
di Menton, la montagna di Cezanne, i colli dei Pirenei.
E l’accoglienza di chi ci ha aperto la
propria casa per la notte.
Più di 100 interviste filmate e
trascritte che hanno fatto cambiare a me e a quanti hanno camminato con me, lo
sguardo sull’handicap. Sì, anche a me che convivevo da circa 14 anni con la
disabilità motoria, e da 10 con quella intellettiva e quella relazionale,
Il messaggio può essere racchiuso in una sola frase: ogni uomo deve essere
guardato e considerato per quello che è e non per le capacità che ha o che non
ha.
“I disabili possono essere anche cattivelli” ci dice il velista Marco
Turbiglio, coricato nel suo letto durante una seduta di dialisi. “Non mi
corregge nessuno, al massimo i parenti e gli amici più cari” sostiene il
plurimedagliato Lorenzo Ricci. “Noi sappiamo di avere una disabilità, non c’è
bisogno che ci venga ricordata ogni momento” afferma Nathalie Regueiro dolcissima consigliera comunale di Oloron.
E allora ci rendiamo conto che è
necessaria una sola azione: cambiare lo sguardo sulla disabilità.
È importante che si riconosca che le
persone con disabilità hanno le stesse voglie, le stesse pulsioni, gli stessi
sentimenti di chiunque; che sono cittadini e che, pertanto, devono avere pari
diritti e pari possibilità. L’integrazione è necessaria, occorrono diritti non
precipui, ma trasversali, perché altrimenti chi è disabile continuerà a
incuriosire, rischierà sempre di essere trattato diversamente.
Abbiamo capito che l’unica vera
disabilità, che allontana dagli altri, è la disabilità del cuore, quella che
non ci fa vedere l’uomo nella sua reale essenza, ma che ha bisogno di etichette
per poter incasellare, per sapere come rispondere e come comportarsi.
È solamente la conoscenza che ci può far
superare la diffidenza, che la differenza provoca nel profondo del nostro
cuore. Ed è solamente la conoscenza che può portare al rispetto e alla
solidarietà.
Uno studio del sociologo Franco
Garelli analizza le varie cause che, nell’immaginario collettivo, portano a una
fragilità sociale, come per esempio povertà e disabilità, ma giunge alla
conclusione che l’unica vera fragilità è la solitudine. E allora cerchiamo di
creare rete, facciamo ogni sforzo possibile per essere solidali, mettiamo i
nostri talenti a disposizione della società: non guardiamo cosa non abbiamo, ma
poniamo l’attenzione su ciò che abbiamo. Abbandoniamo l’ansia e cerchiamo di
costruire un mondo diverso, che accoglie e che ama tutti.
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"Nata a Torino nel 1962, sono informatica per
passione da metà degli anni ‘70 e
mamma per amore dal 1984:
3 figlie
biologiche
e 8 figli in affidamento famigliare con cui ho condiviso periodi anche
molto
lunghi della loro vita.
Le esperienze personali nel campo della
disabilità, figli, biologici e non, affetti da problemi motori,
intellettivi,
relazionali,
mi hanno spinta a cercare un nuovo sguardo sulla
disabilità."
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