PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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28.12.12

HandPage: "Orizzontarsi"






Uno, di Monica Silvi
  

Verso i vent'anni, dissi, avevo lavorato come "esperto" di pittura moderna 
in una famosa casa d'aste. Avevamo sedi a Londra e a New York
ed io ero una delle giovani promesse.
Avrei fatto carriera, dicevano, dovevo solo giocare bene le mie carte. 
Un mattino mi svegliai cieco.
L’occhio sinistro riacquistò la vista il giorno stesso, ma il destro rimase inattivo e offuscato. 
L’oculista che mi visitò disse che non c’era nulla di organico, e diagnosticò la natura.

“Hai guardato i quadri troppo da vicino.
Perché non li sostituisci con vasti

orizzonti?”

(Bruce Chatwin, Le vie dei canti)






Viaggiare, allontanarsi, partire per guarire dalla cecità, per trascendere le gabbie mentali e le strettoie dell'anima, per aprirsi a nuove visioni...
Per far questo non possiamo permetterci di rinunciare al nostro lato "curioso", esploratore, indefinitamente proteso verso il mondo, in sè e per sè, quello che alleggerisce il passo, innerva la mente e tiene a bada il cuore. Come uno splendido cavallo che galoppa fiero e vivace tra colline e pianure, la curiosità ci spinge ad un sano nomadismo intellettuale, che è il piacere della ricerca, dell'aspirazione, del sogno, dell'opacità che si sgretola. O più semplicemente una curiosità che è coraggio di vivere. 

 

 

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