PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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30.11.11

HandPAGE: La leggerezza che ci salva...

Gli innamorati-Chagall
Se c'è una parola che alberga nel nostro vocabolario con una certa ambiguità "morale", questa è leggerezza. Fateci caso. In certi casi è una mancanza imperdonabile quando, appunto "per leggerezza" dimentichiamo qualcosa, un appuntamento, una verifica, insomma quando non siamo stati abbastanza seri. E' parente della superficialità, della sommarietà, di una carenza che rischia di compromettere la nostra credibilità.
Eppure nessuno di noi può negare quanto possa essere positivo e sano "alleggerire" la mente e il cuore da zavorre psicologiche, da tutto ciò che non rende i nostri passi, le nostre scelte migliori solo per il fatto di essere, gravi, serie e irreprensibili. Abbiamo bisogno di una certa leggerezza che filtra la negatività, la pesantezza inutile per regalarci, non dico un sorriso ingenuo e pago, ma uno spirito più fresco, un pensiero più fecondo.
Ma l'ambiguità, la contraddizione sono compagne della complessità e fioriscono dove non sappiamo come comportarci e quanto "peso" dare a fatti, parole, gesti. 
"L'opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni" scriveva  Kundera (L'insostenibile leggerezza dell'essere). 
Eppure la leggerezza, diceva Calvino, non è necessariamente un difetto, una colpa. E' un valore da coltivare, utile nel nuovo millennio. Perchè altro non è che una ricerca di cambiamento, quello che ci permette di conoscere il mondo senza essere schiacciati dal suo peso. Perciò scriveva: "devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica" (Lezioni Americane).
La leggerezza sta nello sguardo, mobile, vivace, acuto, capace di filtrare...O forse nell'amare un po' di più, noi stessi, gli altri, la vita accogliendo anche i nostri limiti.



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