Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.
CulturaINProfessione/MaidireFestival: L’Italia dei festivals tra opportunità e limiti al Festival of Festivals di Bologna
Non è più urgenza festival come nel 2010, anzi si rafforza la
loro presenza sul territorio italiano. La cultura sembra avere un andamento
anticiclico rispetto alla crisi economica, registrando una crescita dei consumi.
D‘altro canto gli eventi culturali, e i festivals nello specifico, sono veri e
propri volani di sviluppo territoriale, che entrano a pieno titolo, a volte
faticosamente, a volte meno, nelle politiche culturali delle amministrazioni locali
e degli uffici marketing delle aziende. Ma c’è la necessità di approfondire la
definizione di festival, di rivitalizzare il concetto di cultura, di internazionalizzare,
di fare sistema.
Queste le principali considerazione emerse in apertura della quarta
edizione del FOF, il Festival of Festivals, (Bologna 10-11
novembre 2011), appuntamento annuale per chi lavora nel settore e cerca un’occasione
di confronto, dialogo, aggiornamento sulle best practices e, perché no, anche di business. Il FOF, diretto da Andrea Romeo, general manager, ha
preso il via a Palazzo D’Accursio con un incontro dedicato all’impatto
socio-economico dei festivals a partire dai risultati dell’OIFEC, l’Osservatorio Italiano dei Festival e degli eventi culturali, riportati da Francesco
Capobianco di Nomisma Spa, che da quest’anno ha affiancato l’osservatorio nel
lavoro di analisi sul territorio italiano.
Antonio Calabrò, Direttore Corporate Culture Pirelli&Co, si
sofferma sul concetto di patrimonio in un’Italia che va deprezzando i suoi beni,
incapace di valorizzarli. Bisogna rivitalizzare la cultura, ad esempio
attraverso un sostegno coraggioso ai giovani artisti. “E’ nel dialogo diretto
che un’opera d’arte vive”, afferma Calabrò, e allora le aziende devono
coltivare uno sguardo aperto alla contemporaneità se vogliono innovare. Non si
tratta di fare del mecenatismo che vorrebbe dire avere “qualcosa da farsi
perdonare”, ma di pensare all’impresa come un soggetto attivo perché “industria
è cultura”.
Più di taglio “umanistico”, strano a dirsi, l’intervento,
quasi un appello, quello di Michele Trimarchi, docente di economia della
cultura che afferma “la cultura non come
un contenitore, è un approccio” e quindi basta con l’ansia da prestazione per rientrare
nei parametri. Nell’analisi dei dati quantitativi occorre assumere una
prospettiva nuova: non si può valutare il successo di un festival dal numero
degli spettatori accorsi. Dietro la crescita dei consumi culturali c’è una “domanda
di senso” e allora la differenza sta nel sapere creare un “discorso culturale”.
Una via possibile? La
riconquista degli spazi urbani, la cultura che torna nelle piazze, nelle
strade
“ogni giorno e dappertutto”.“I festival sono una scommessa”, quella di poter cercare modi sempre originali
di organizzare le risorse senza irrigidire troppo i modelli. Bisogna imparare a muoversi in “mare aperto”
senza cercare facile rifugio nelle etichette più comuni.
Patrizia
Asproni, Presidente di Confcultura, che, invece, lamenta
la ristrettezza degli orizzonti ancora troppo locali. ”Non possiamo
confrontarci con il nostro ombelico” , afferma l’Asproni, bisogna prepararsi a "fare un’offensiva coordinata”, per ottenere i fondi europei. Saranno ben 80
miliardi gli euro stanziati nell’VIII Programma Quadro. e a concorrere non c'è solo l'Italia. E ancora, bisogna
guardare oltre i confini europei. Altri
mercati si stanno pericolosamente affacciando nel settore culturale: la Cina, un
esempio per tutti, ci studia, ci osserva per apprendere il nostro know how.
E’ il segno di un’eccellenza riconosciuta, ma anche una luce sui gap nella
codificazione che consente la trasmissione di modelli.
Un panorama, dunque, che conforta quando si guarda ai numeri,
molto meno quando si guarda agli orizzonti.
Al
Fof non sono mancati i riconoscimenti e i premi tra cui:
-Prometeo Award(Premio alla Carriera) per Patrizia Orsola Ghedini, promotrice da
oltre trent’anni dei maggiori progetti legati ai giovani e alla cultura della
Regione Emilia Romagna, per Vittorio Bo, creatore del Festival della
Scienza di Genova e per Fabrizio Grifasi, direttore artistico del
Romaeuropa Festival;
-Le
Regioni dei Festivalva alla Regione Puglia per l'impegno
a promuovere e supportare i festival sul territorio;
-Best Web
Site Award 2011va al roBOt
Festival;
-Ex
aequo per il Best Territory Improvement Award 2011assegnato
a Peperoncino Jazz Festival e Pergine Spettacolo Aperto;
-Best
Printed Program Award 2011 va a Bolzano Danza.
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