PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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23.11.11

SegnaVIE: Nello spirito del jazz...con Wynton Marsalis


"Ci vogliono coraggio e fiducia per condividere certe cose.  
Molte volte è lo stesso atto del  rivelare ad avvicinarti alle persone. 
Mentre conosci una persona, 
allo stesso tempo apprendi qualcosa del mondo 
e di te stesso, 
e se riesci a mettere a frutto ciò che apprendi, 
il mondo e te stesso sono sempre più vicini".

Sembrerà strano, ma non sono parole di uno psicologo o di uno studioso di relazioni umane, sono le parole di un jazzista contemporaneo, Wynton Marsalis, mentre tenta di restituire ai lettori l'immagine il più fedele possibile dello spirito del jazz. Jazz innanzitutto come stile di vita. Uno spirito che si alimenta di empatia, di relazione con lo strumento, con il gruppo, con il pubblico, in una calda coralità. Nel jazz l'improvvisazione restituisce libertà di espressione. E allora ti spieghi da dove arrivi quella sensazione di "familiarità" che respiri nelle performance meglio riuscite. Perchè la musica, le note sono un linguaggio, sono il linguaggio con cui  i jazzisti parlano tra di loro e con il pubblico. Il jazz ha nel dna il dialogo. 

"Il jazz  concede al musicista di comunicare all'istante la precisa sensazione di un'esperienza di vita; di converso la schiettezza della rivelazione induce l'ascoltatore a condividere la stessa esperienza [...] 
Il jazz ti parla del potere di adesso. Non c'è sceneggiatura, è conversazione. L'emozione te la danno i musicisti quando devono prendere una decisione immediata per soddisfare quello che a loro avviso richiede l'istante".

C'è condivisione, c'è il coraggio di rivelare sensazioni, sentimenti. C'è la ricerca della propria specificità, del proprio linguaggio. Nel jazz si improvvisa perchè nell'attingere alle proprie risorse c'è umanità, c'è autenticità.


"Voi siete creativi, chiunque siate. Riconoscete la vostra creatività e abbiate rispetto per la creatività e per gli spazi creativi degli altri". 

Un messaggio che va oltre la musica perchè parla dell'uomo all'uomo, al di là del tempo, del luogo, perchè ciascuno non perda la propria voce, il proprio ritmo e la capacità di farlo insieme con chi, di volta in volta, lo circonda

(W.Marsalis, Come il jazz può cambiarti la vita, Feltrinelli)

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