PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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19.12.11

HandPAGE: Spinte culturali, spunti linguistici

20.000-15.000 a.C. - Grotte di Lascaux (Francia)


Fatti non foste  a viver come bruti
Ma per seguir virtude e conoscenza

Interrogarsi, sospendere i giudizi, rinnovare il linguaggio...alla ricerca di un modo di vivere la cultura a misura d'uomo...perchè la cultura è la risposta socialmente, storicamente diversa, alle domande di fondo, sempre quelle..chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? E allora, qualche volta, è bene modificare anche il linguaggio che accompagna la nostra riflessione sulla cultura, è bene tornare a parlare di "persone" invece che "utenti", di "partecipazione" alle attività ed espressioni culturali invece di "consumi". E' bene uscir dai recinti, dai percosi istituzionali, dai codici usuali e far affiorare la lingua che ci accomuna. Perchè da sempre dare il nome alle cose è un atto creatore.
Oltre la lettura puramente economica, quantitativa, che non va negletta, ma neppure inorgoglita, occorre riprendere, rispolverare, riassaporare, insomma ricercare una lettura che salva il "valore" in sè e per sè della cultura, la sua radice gnoseologica, il suo essere frutto sempre e comunque di una ricerca non di guadagni, ma di arricchimento spirituale, intellettuale, sociale. 
Il valore pratico è intrinseco, perchè agiamo, siamo spinti ad agire. La cultura nasce quando cominciamo a ipotizzare realtà, azioni, per selezionare le migliori. La cultura come processo, come riflessione, come spirito critico, come interrogazione che cerca, valorizza ed esprime appunto possibilità, alternative, aperture. Non c'è bisogno di aspettare una "offerta" culturale, c'è bisogno di chiederci come coltivare le nostre possibilità di partecipare ai processi culturali che attraversano a vari livelli la nostra società. 
C'è bisogno di fare delle scelte, consapevoli, motivate: questo può essere una via per contribuire a "coltivare" pratiche e visioni in cui crediamo. E se la corrente principale ci sembra li ignori, qua ci giochiamo la nostra possibilità di "partecipare". Salvo accettare la sconfitta, la fine di una pratica, di una visione perchè da soli non si va avanti. La cultura va condivisa.

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