PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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23.1.12

SegnaVIE: La mente, un asso nella manica!




“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle, 
ma è perché non osiamo farle che ci sembrano difficili”  
(Seneca)

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Non sapete come nascondere i gioielli di famiglia per evitare che i ladri ve li portino via? Mettete a soqquadro la casa e i ladri penseranno che qualcuno è arrivato prima di loro!
Una risatina, una battuta di spirito, uno sguardo incerto e scettico, insomma vi direte <chi scrive si è bevuto il cervello! E' una soluzione che solo un folle potrebbe adottare!>. Ma se fosse una soluzione efficace, comprovata e magari suggerita da un grande personaggio, allora le cose cambierebbero. Soluzione eccentrica...ma why not?  E' paradossale, certo, perchè esce dai nostri recinti mentali. 
Questo è solo uno degli esempi riportati dallo psicoterapeuta Matteo Rampin nel suo libro dedicato al prblem solving creativo. Nessuno di noi ha la bacchetta magica, ma  chiunque può “Pensare come un mago”, proprio come recita il titolo del libro. I problemi non esistono se non nel modo particolare, e spesso limitato, in cui se li rappresenta la nostra mente: solo cambiando le premesse, il quadro di riferimento, il paradigma o più semplicemente abbandonando i percorsi più conosciuti, più familiari, si possono trovare soluzioni originali. E per capire come la mente sia capace di costruire i problemi ci tornano utili le prassi dei maghi, ovvero le tecniche degli illusionisti, ma anche di esperti strateghi, giallisti e perfino truffatori. 
Se partiamo dal presupposto che il problema non esiste, ma siamo noi a crearlo quando lo concettualizziamo, se il problema non è fuori di noi, ma nella nostra testa, bisogna allenarsi innanzitutto a “pensare” che possiamo “costruire” il problema in modo diverso. E un po’ come accade al ricercatore scientifico. La natura osservata e analizzata risponde in base alle domande che le si fanno, ovvero a partire da postulati che rientrano in particolari prospettive di studio: sono i paradigmi scientifici che “dirigono” l’attenzione per certi aspetti del reale invece di altri. Occorre allora cambiare le premesse. E così anche nella vita quotidiana!
Ci sono cose che impossibile fare e cose che è impossibile pensare, dice Rampin, e se non possiamo cambiare la realtà possiamo almeno cambiare il mondo di affontarla e gestirla, sfruttando le risorse che la mente ci mette a disposizione. 
A volte, infatti, non agiamo, non  iniziamo delle attività non perché in effetti siano vie impraticabili. Semplicemente perchè ci "appaiono" irrealizzabili nella misura in cui non siamo in grado di "pensare come si fanno". E allora cadiamo nella trappola dell'inazione. Mettiamo dei limiti ancor prima di incontrarli veramente. Allora invece di interrogarci sulla soluzione di quello che viviamo come un problema, secondo Rampin, forse conviene prima capire come l’abbiamo impostato, smontando preconcetti, categorie mentali abituali, consuete, allenandoci ad immaginare, fantasticare, sovvertire, uscire da schemi precostituiti. Per arricchire le nostre visioni, per allargare il campo delle possibilità d'azione, per gestire, con minor ansia e più ampia presa sul presente, situazioni preoccupanti grazie ad un asso nella manica: una mente aperta, flessibile, creativa! E chi meglio di un mago può aiutarci a rendere possibile l'impossibile e vedere impossibile il possibile...


(Consiglio di lettura: Matteo Rampin, Pensare come un mago. Risolvere i problemi con il pensiero illusionistico, Ponte alle Grazie Editore, 2006.)

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