PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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22.1.12

SegnaVIE: Rischi e opportunità nella modernità liquida di Zygmunt Bauman


"[...] Sciolto il connubio di sapere e potere che diede origine al progetto della modernità, si è innescato un processo di «liquefazione» dei modelli di interazione e di dipendenza umana che fornivano alla società una solida impronta sistemica.
«Deregolamentazione» e «individualizzazione» stringono un nodo gordiano intorno agli attori sociali che sono così costretti a compiere scelte di vita in modo autonomo, progettando la propria identità personale e sociale senza prescrizioni normative che derivino da appartenenze di classe e senza garanzie socio – istituzionali adeguate. Essi agiscono, tuttavia, all’interno di condizioni  sociali che tendono a sfuggire al loro diretto controllo, per  essere ridisegnate da forze globali, extraterritoriali ed elusive, che promuovono flessibilità e precarietà in ogni ambito relazionale.
Compiendo un’opera di storicizzazione della modernità come forma di coabitazione umana, Bauman afferma l’avvento di una fase nuova, per l’appunto liquida, in cui la mobilità diviene il principale fattore di stratificazione sociale, innescando un’inedita interdipendenza tra la dimensione globale e quella locale. Attraverso il passaggio ad uno stadio «postpanottico» del potere si compie la dissoluzione del sistema sociale costruito nel quadro dello stato nazionale, portando al centro dei meccanismi di riproduzione sociale il ruolo del singolo individuo. Sradicato da forme collettive di appartenenza, quali le classi, la famiglia o il vicinato, l’individuo si muove in un habitat fluido, soggetto ai capricci del mercato, dove come un atomo disperso va in cerca di legami altrettanto fluidi che gli consentano di modulare la propria vita in base alle mutevoli esigenze dell’hic et nunc.
L’analisi delle trasformazioni sociali, privilegiando lo studio degli aspetti minacciosi di un mondo globalizzato, dai contorni incerti, si concentra pertanto sulle conseguenze che essi hanno sull’essere umano. Come un «turista» o «vagabondo», l’uomo contemporaneo  intreccia rapporti fragili e costruisce «comunità-guardaroba», dimenticando l’arte della convivenza e smettendo di interrogarsi sui suoi fondamenti.
«Il carattere liquido della vita e quello della società si alimentano e rafforzano a vicenda», impegnando l’individuo in una lotta quotidiana contro l’«Unsicherheit» che lo distoglie dal suo ruolo di cittadino e soprattutto gli impedisce di pensare ad un futuro migliore. In questa frustrazione dell’immaginazione utopica, Bauman coglie una pericolosa contraddizione della modernità liquida che, mentre riconosce nella libertà di scelta individuale il metro con cui misurare «la saggezza e la virtù di ogni norma e decisione sovraindividuale», scioglie quei legami sociali che consentono di tradurre problemi privati in questioni pubbliche.
La prospettiva di un’agorà democratica, in cui l’individuo possa divenire protagonista consapevole e responsabile delle proprie condizioni di vita, resta all’orizzonte l’unica ancora di salvezza per affrontare le sfide della modernità liquida. 
In gioco non è solo il destino dei cittadini di uno stato, ma l’intera condizione umana, intravedendo un vero e proprio mutamento antropologico che richiede un ripensamento delle stesse basi etiche della società".

(Fonte: Tesi di laurea di G.Patrizia Finocchio, Zygmunt Bauman, sociologo critico, Università degli Studi di Torino, 2009)

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