PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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12.3.12

CulturaINProfessione/Comunicazione: A ciascuno il suo...stile di public speaking!


Nulla di più facile che sentirsi nervosi, insicuri e perfino inadeguati di fronte alla possibilità di parlare in pubblico. A volte la sola idea di dovere “prendere la parola” durante una riunione con i colleghi è fonte di preoccupazione, se poi siamo chiamati a intervenire davanti ad un’ampia platea, la paura cresce a dismisura, compromettendo la nostra esposizione e lasciandoci l’amara sensazione di non essere stati all’altezza. Ma perché rinunciare a far sentire la propria voce? E soprattutto perché non provare a vivere un discorso in pubblico come una situazione se non, piacevole e divertente o quanto meno più naturale?  “All’inizio di ogni discorso mi trema tutta la mente, le braccia e le gambe” ebbe a dire persino il grande oratore Cicerone! E’ evidente che abbiamo bisogno di grande energia e competenza per affrontare situazioni in cui abbiamo la sensazione di giocarci la faccia. L’esposizione al giudizio altrui non deve tuttavia rappresentare uno scoglio insormontabile. Perché se parlare in modo eloquente è un arte, parlare in modo efficace è questione di impegno e attenzione a tutti i fattori e le dinamiche che rendono unico ed originale ogni evento comunicativo. 
Raccontare un fatto, descrivere una situazione, presentare un progetto, argomentare una tesi. E ancora motivare ed emozionare, ottenere attenzione e consenso, persuadere chi ci sta di fronte sono obiettivi che richiedono perciò un allenamento costante, una palestra in cui potenziare i muscoli della comunicazione, sviluppando le doti nascoste e mitigando i difetti più grossolani. Di qui la necessità di curare non solo il cosa viene detto, ma anche il come per vivere nel “qui e ora” della relazione con l’uditorio una comunicazione efficace, chiara e accattivante. 
Certo non è facile, non subito. Deve uscire la voce, deve incanalarsi nelle parole giuste, con forza, convinzione e coerenza, perchè prendere la parola è più facile quando siamo "dentro" le parole che diciamo. Per non dimenticare che quelli che ci ascoltano sono parte del nostro eloquio, del nostro discorso. Non solo comunichiamo agli altri, ma comunichiamo con gli altri. Allora un buon corso di public speaking potrà essere di aiuto se oltre a qualche pillola teorica saprà  sintonizzare ciascuno con il proprio stile! A ciascuno il suo. Ecco quindi il punto di arrivo, essere il più possibile naturali senza irrigidirsi in pose da bravo oratore. Un po' come attori, recitare il miglior se stesso sulla scena. 
 

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