Fermarsi a riflettere sulle parole, le nostre e quelle degli altri, per sceglierle meglio, per capirne la forza, gli effetti e nella migliore delle ipotesi, quando c'è un'etica, volgerle a beneficio dei più se non di tutti...
La parola ha una forza reificante, si fa materia, si fa concreta quando noi le diamo questo potere, così come a tutto ciò cui NOI riconosciamo un valore.
"Ciò per cui noi uomini ci distinguiamo dalle bestie è essenzialmente il fatto che dialoghiamo tra di noi e possiamo esprimere parlando le nostre emozioni", scriveva Cicerone, l'oratore per eccellenza nella tradizione culturale occidentale, ma quella parola rischia di diventare uno strumento in mano di folli se non è supportata da virtù e profondità di pensiero...
Interroghiamoci allora su come recepiamo le parole che riceviamo, come le viviamo, come le ascoltiamo. Non si tratta più di valutare e giudicare solo la qualità di chi parla,
comunica con noi...ma la qualità del nostro "ascolto". Una cosa è udire,
un'altra ascoltare magari ascoltandosi per non dimenticare le nostre parole, quelle che ci appartengono perchè le abbiamo accolte con consapevolezza, riflessione. Il tempo diventa un nostro alleato quando, tornando sulle parole sentite, lette, scritte, ritroviamo quel "qualcosa" che conferisce loro sempre un valore.
Nelle parole che usiamo ci siamo noi, con le nostre esperienze: prima di cedere alle parole altrui, curiamo le nostre.
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