PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

CATEGORIE

5.3.12

SegnaVIE: Montale diceva "non"



Mentre la scienza moderna continua a dirci che il cervello non legge il <non> e non c'è corso di comunicazione che non lo ribadisca, all'inizio del Novecento tutta la poetica di Montale prende le mosse dal negativo, anzi dalla negazione, dal riconoscimento dei limiti umani, quelli del poeta in primis. La poesia, infatti, sembra arrendersi davanti all'incertezza del mondo, sembra incapace di risplendere come un "croco". La parola poetica non può contenere la formula che "mondi possa aprirti". Il "non" è il segno grammaticale di una crisi più ampia che investe la coscienza dell'uomo contemporaneo ormai smarrito di fronte ad un modo sempre più complesso. Ma del resto in un'Italia fascista, quei "non" forse erano le uniche parole che potessero farsi portatrici di senso: il senso di un vuoto di valori, di certezze. E allora Montale diceva "non chiederci", "non domandarci", perchè è più facile dire quello che "non siamo" , quello che "non vogliamo".




Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato. 

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
si qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Eugenio Montale, Ossi di Seppia)


Nessun commento:

Posta un commento