PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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15.4.12

iPoLLiCiNi/HandPAGE: Il Cammino di Marcella, ovvero del rispetto dell’uomo

di Anna Rastello


Foto di Riccardo Carnovalini


Sono partita da Sarzana il 26 febbraio 2011 per il Cammino di Marcella, e non sono ancora arrivata! Quei 1600 km percorsi a piedi sono stati solamente il preludio del cammino che dall’8 maggio dello scorso anno sto portando avanti con costanza e caparbia.
Numerosi i pensieri e le riflessioni che mi sono stati donati nel corso di questo lungo viaggio a piedi, tanti e spesso così profondi da meritarsi di essere seminati ovunque è possibile.

Pensieri sulla disabilità, è vero, che però sono diventati pensieri sull’uomo. 

Un libro, Il Cammino di Marcella, e un film documentario  raccontano le storie, le idee e la forza delle persone che, provvidenzialmente, abbiamo incontrato lungo il nostro cammino.
65 tappe tra Sarzana e Col du Somport, sui Pirenei, al confine tra Francia e Spagna. Un cammino iniziato in inverno e terminato in primavera inoltrata. Neve, pioggia, vento “a scornare i buoi”, sole caldissimo, paesaggi bellissimi, come la costa delle Cinque Terre, il mare di Menton, la montagna di Cezanne, i colli dei Pirenei.
E l’accoglienza di chi ci ha aperto la propria casa per la notte.

Più di 100 interviste filmate e trascritte che hanno fatto cambiare a me e a quanti hanno camminato con me, lo sguardo sull’handicap. Sì, anche a me che convivevo da circa 14 anni con la disabilità motoria, e da 10 con quella intellettiva e quella relazionale,
Il messaggio può essere racchiuso in una sola frase: ogni uomo deve essere guardato e considerato per quello che è e non per le capacità che ha o che non ha. 
“I disabili possono essere anche cattivelli” ci dice il velista Marco Turbiglio, coricato nel suo letto durante una seduta di dialisi. “Non mi corregge nessuno, al massimo i parenti e gli amici più cari” sostiene il plurimedagliato Lorenzo Ricci. “Noi sappiamo di avere una disabilità, non c’è bisogno che ci venga ricordata ogni momento” afferma Nathalie Regueiro  dolcissima consigliera comunale di Oloron.
E allora ci rendiamo conto che è necessaria una sola azione: cambiare lo sguardo sulla disabilità.

È importante che si riconosca che le persone con disabilità hanno le stesse voglie, le stesse pulsioni, gli stessi sentimenti di chiunque; che sono cittadini e che, pertanto, devono avere pari diritti e pari possibilità. L’integrazione è necessaria, occorrono diritti non precipui, ma trasversali, perché altrimenti chi è disabile continuerà a incuriosire, rischierà sempre di essere trattato diversamente.

Abbiamo capito che l’unica vera disabilità, che allontana dagli altri, è la disabilità del cuore, quella che non ci fa vedere l’uomo nella sua reale essenza, ma che ha bisogno di etichette per poter incasellare, per sapere come rispondere e come comportarsi.
È solamente la conoscenza che ci può far superare la diffidenza, che la differenza provoca nel profondo del nostro cuore. Ed è solamente la conoscenza che può portare al rispetto e alla solidarietà.

Uno studio del sociologo Franco Garelli analizza le varie cause che, nell’immaginario collettivo, portano a una fragilità sociale, come per esempio povertà e disabilità, ma giunge alla conclusione che l’unica vera fragilità è la solitudine. E allora cerchiamo di creare rete, facciamo ogni sforzo possibile per essere solidali, mettiamo i nostri talenti a disposizione della società: non guardiamo cosa non abbiamo, ma poniamo l’attenzione su ciò che abbiamo. Abbandoniamo l’ansia e cerchiamo di costruire un mondo diverso, che accoglie e che ama tutti. 


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   "Nata a Torino nel 1962, sono informatica per passione da metà degli anni ‘70 e
 mamma per amore dal 1984: 
3 figlie biologiche e 8 figli in affidamento famigliare con cui ho condiviso periodi anche molto lunghi della loro vita. 
Le esperienze personali nel campo della disabilità, figli, biologici e non, affetti da problemi motori, intellettivi, relazionali, 
mi hanno spinta a cercare un nuovo sguardo sulla disabilità." 

                         Mail: a_rasty@hotmail.it
                       www.camminodimarcella.movimentolento.it

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