PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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19.7.12

HandPAGE: Cammino sopra i miei piedi





"Stasera cammino sopra i miei piedi. Una meravigliosa banalità che però non si verifica ogni giorno né ogni volta che cammino. Perché non sempre sento i piedi".

Camminava, pensava, parlava anche un po’ da sola, perché nel buio della sera si sentiva protetta.
E mentre pensava sperava anche di ricordare quei frammenti di saggezza del cuore che da qualche tempo le sfuggivano inesorabilmente, come sabbia tra le fenditure del terreno. Forse quella sera, una volta a casa, sarebbe riuscita ad incastonarle tra le pagine del suo diario.
La sua memoria era capace di inghiottire tutto, tranne un pensiero,  fluttuante e sbiadito, ma persistente come uno di quegli herpes che compaiono ai primi segni di distonia con il mondo: scrivere un libro.
Giunta a casa, svuotata di ogni peso, cominciò a scrivere frasi sconnesse, scomposte come cocci di vetro, grandi abbastanza da riuscire a vedere un occhio, un labbro e poco più. Aggranchiata sul divano, ripercorse mentalmente la strada di ritorno, le case, i lampioni, i campi di mais, la ghiaia per terra e i mille fiori della sua vicina. Come se davvero questo potesse aiutarla a riacciuffare qualche idea, qualche intuizione. Quella sua memoria balzana, e anche po’ furbetta, di solito riusciva sempre a gabbare le sue speranze. Si nascondeva velocemente tra le pieghe dell’anima per osservare di soppiatto i suoi tentativi di adescarla. 

"Ora ricordo!! Ora ricordo!" disse concitata mentre si alzava di scatto. 

"In ultimo, ne sono certa, pensavo…che il mio problema è sempre lo stesso, un dannato perfezionismo! E per di più applicato a quanto c’è di più imperfetto: il consorzio umano!
Ma chi ha inventato il perfezionismo? L’assenza di errore? La risposta sempre giusta? Il puzzle completo? Il congegno perfetto? Insomma il delitto perfetto che ha ucciso l’anima ma non il corpo? Non si può estirpare il male una volta per tutte. Non c’è la formula perfetta che cancella dalla vita dell’uomo il male. Non spetta a me né da sola né insieme ad altri trovarla!"

Aveva ripreso a camminare, sì, proprio sopra i suoi piedi.


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