PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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17.11.11

SegnaVIE: La faccenda della velocità per Musil


"Aria e terra costituiscono un formicaio, attraversato dai vari piani delle strade di comunicazione.  
Treni aerei, treni sulla terra, treni sottoterra, posta psneumatica, catene di automobili sfrecciano orizzontalmente, ascensori velocissimi pompano in senso verticale masse di uomini dall'uno all'altro piano di traffco; 
nei punti di congiunzone si salta da un mezzo di trasporto all'altro, e il loro ritmo che tra due velocità lanciate e rombanti ha una pausa, una sincope, una piccola fessura di venti secondi, succhia e inghiotte senza considerazione la gente, che negli intervalli di quel ritmo universale riesce appena a scambiare in fretta due parole. Domande  e risposte ingranano come i pezzi di una macchina, ogni individuo ha soltanto compiti precisi, le professioni sono raggruppate in luoghi determinati, si mangia mentre si è in moto, i divertimenti sono radunati in altre zone della città, e in altre ancora sorgono le torri che contengono moglie, famiglia, grammofono e anima. Tensione e distensione, attività e amore sono ben divisi nel tempo e misurati secondo esaurienti ricerche di laboratorio".

E' uno sguardo incuriosito quello di Musil mentre descrive una generica città "super- americana" e segue il movimento di accelerazione impresso a cose e persone: La loro cocente attualità si annida tra le immagini ancora vive che la sua scrittura ci regala. Ma quello sguardo non appena si volge all'orizzonte per interrogarsi sul futuro, sulle illusioni che contiene, quelle degli anni Trenta e a ben vedere anche le nostre, ecco che quello sguardo, atteggiandosi a saggio, s' acciglia:

"Sa Iddio quale sarà veramente il futuro. Si direbbe che ad ogni istante noi abbiamo in mano gli elementi, e la possibilità di fare un progetto per tutti. Se non ci piace la faccenda della velocità, inventiamo qualche altra cosa. Per esempio una cosa molto lenta, con una felicità fluttuante come un velo, misteriosa come una chiocciola marina, e con quel profondo occhio bovino di cui già s'estasiavano i greci. Ma purtroppo non è affatto così. Siamo noi, invece, in balia della cosa. Giorno e notte viaggiamo dentro ad essa e vi svolgiamo ogni nostra attività; ci si rade, si mangia, si ama, si leggono libri, si esercita la porpria professione, come se le quattro pareti stessero ferme, e l'inquietante è che le quattro pareti viaggiano, senza che ce ne accorgiamo, e proiettano innanzil e loro rotaie come lunghi fili adunchi e brancolanti, senza che noi sappiamo verso quale meta." 

Che strana faccenda la velocità! Ogni periodo storico si pensa vincitore con rammarico e ,forse con  maggior rammarico, scopre di trovarsi sempre allo stesso punto...


(Bibliografia: R.Musil, L'uomo senza qualità, Einaudi, 1997)


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