PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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1.2.12

HandPAGE: Comunicare eticamente, una via ancora possibile?


<C'è un nesso inscindibile per Cicerone tra moralità ed eloquenza, tra pensare bene e parlare bene, forse sta proprio in questa identificazione il messaggio più forte, oggi perfino trasgressivo, del suo pensiero. L'arte di comunicare non può prescindere da ampie conoscenze e da una profonda riflessione etica>.
Così recita l'introduzione di Paolo Marsich a L'arte di comunicare", la raccolta di saggezze ciceroniane tratte dal De oratore, De inventione, Orator e Brutus, ovvero il meglio della sua produzione in tema di eloquenza e ars oratoria. Non la chiamava come noi "comunicazione" ma certamente la considerava come noi una risorsa fondamentale, la più preziosa per esercitare la propria libertà. Oggi forse potremmo cantarci la nostra schiavitù! 
Strano, infatti, pensare che nella comunicazione ci sia spazio per l'etica quando spesso e volentieri l'unica molla di tante parole che ascoltiamo o leggiamo nascono -per dirla in modo elegante e tale da non urtare nessuno, - dall'utile, dalla necessità di un profitto. E per denaro le parole sono tutte esposte in una bella vetrina, svuotate se non di senso, sicuramente di moralità. Ben venga il tuffo in un passato molto lontano, quando la comunicazione era espressione di una ricerca della democrazia, liberi dal potere di uno solo. La parola come via di libertà. E' ancora possibile? Credo di si.
"Che cos'è infatti più ammirevole di un uomo il quale, distinguendosi dall'infinita moltitudine, riesca a esprimersi perfettamente e realizzi così, lui solo o con pochissimi altri, qualcosa che per natura sarebbe concesso a tutti?[...] Quale azione dimostra altrettanta nobiltà o disponibilità o generosità quanto il portare aiuto a chi ne ha bisogno, consolare chi soffre, salvare una vita umana, liberlarla dai pericoli o garantirle la sua integrità per mezzo delle parole?"
(CICERONE)

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