Strano, infatti, pensare che nella comunicazione ci sia spazio per l'etica quando spesso e volentieri l'unica molla di tante parole che ascoltiamo o leggiamo nascono -per dirla in modo elegante e tale da non urtare nessuno, - dall'utile, dalla necessità di un profitto. E per denaro le parole sono tutte esposte in una bella vetrina, svuotate se non di senso, sicuramente di moralità. Ben venga il tuffo in un passato molto lontano, quando la comunicazione era espressione di una ricerca della democrazia, liberi dal potere di uno solo. La parola come via di libertà. E' ancora possibile? Credo di si.
"Che cos'è infatti più ammirevole di un uomo il quale, distinguendosi dall'infinita moltitudine, riesca a esprimersi perfettamente e realizzi così, lui solo o con pochissimi altri, qualcosa che per natura sarebbe concesso a tutti?[...] Quale azione dimostra altrettanta nobiltà o disponibilità o generosità quanto il portare aiuto a chi ne ha bisogno, consolare chi soffre, salvare una vita umana, liberlarla dai pericoli o garantirle la sua integrità per mezzo delle parole?"(CICERONE)
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