PeregrINAre

Quanti aspetti racchiude in sè l’immagine del “peregrino”! La più immediata, e probabilmente la più diffusa, è quella dell’erranza, a volte con una meta, come nei pellegrinaggi religiosi, a volte senza meta, come umili vagabondi. Il peregrino va per luoghi sconosciuti, si avventura in terre straniere. Ma peregrino si dice anche di qualcosa che appare singolare, originale fino ad essere strano. Lontananza, viaggio, estraneità sono dimensioni molto vive nel mondo contemporaneo non solo per i migranti in cerca di nuove nazioni da abitare, ma anche per ogni uomo o donna che cerchi una stabilità lavorativa, sentimentale o spirituale. Siamo erranti anche quando stiamo fermi dinnanzi ad un computer che ci fa fare il giro del mondo a colpi di bit, post e download. Non ci resta che trovare un centro, una bussola che si muova con noi, non ci resta che trovare noi stessi, la nostra umanità. Possiamo progettare le nostre esplorazioni attrezzandoci di mappe e consigli altrui, ma prima o poi le zone d’ombra metteranno alla prova ogni certezza e tra dubbi e scelte ineludibili si affaccia la nostra identità, personale e professionale. Peregrinazione vuole essere un blog di informazione culturale, ma anche e soprattutto di riflessione, approfondimento e interrogazione del reale con rigore, curiosità ed entusiasmo.

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21.6.12

RaccontARTI/Pittura: L'arte emozionale di Santina Pellizzari

Sfere danzanti, Santina Pellizzari, 2011 (www.soaveinarte.it)


Passeggiando per Soave incontro Santina Pellizzari. Sta allestendo la Collettiva del gruppo " Soave in Arte" nella chiesetta ormai sconsacrata dei Padri Domenicani, lungo la via che conduce al Castello. Due parole sugli affreschi sulle pareti e scopro che lei è una delle protagoniste della mostra, la maggior parte dei quadri esposti sono i suoi.  Il suo stile si riconosce, i colori, le linee, la scelta dei materiali. 
Una domande semplice, senza troppe pretese, da profana, "Mi racconta un po' i sui quadri?" Sulle sue tele l'anima di una donna che non rinuncia mai a lasciare un segno e rivendica, in ogni momento, il diritto alle emozioni, forti, avvolgenti, quali vie profonde che conducono ad una dimensione esistenziale autentica. La sua ricerca artistica si situa nel solco della pittura astratta, informale, debitrice, come lei stessa mi racconta, di grandi artisti del Novecento quali Kandisky e Pollock, per citarne alcuni. Non c'è un tema prestabilito, c'è una percezione, un'emozione che urge di esprimersi, di vivere, di lasciarsi guardare. Una relazione catartica con quei colori che solo sulla tela sembrano capaci di sciogliere l'animo nei suoi umori mentre cerca l'equilibrio, il bilanciamento, nell'arte come nella vita. Un dialogo a volte soffocato, a volte urlato, ma pur sempre una finestra sul mondo, quello interiore, complesso, vivido, e quello esterno, spesso inafferrabile, incomprensibile.

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